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Qual è la differenza fra artista performativo e artista creativo?

  • Immagine del redattore: Angelo Fernando Galeano
    Angelo Fernando Galeano
  • 22 gen 2019
  • Tempo di lettura: 4 min

Aggiornamento: 27 mag


La nozione di "talento", nel discorso contemporaneo e in particolare in ambito artistico, è diventata pervasiva e spesso ambigua. Comunemente associata a una predisposizione naturale e innata verso un'arte, un'attività o un mestiere, tale definizione, pur valida sul piano lessicale, si rivela insufficiente nell'analisi pratica del fenomeno artistico. È essenziale, infatti, operare una distinzione rigorosa tra due modalità ontologicamente diverse di espressione artistica: l'arte creativa e l'arte performativa. Queste due dimensioni, sebbene interconnesse, richiedono set di capacità e attitudini che raramente coesistono con eguale eccellenza nel medesimo individuo.


Dicotomia dell'Arte Teatrale: creatività e tecnica esecutiva

Nell'ecosistema dell'arte teatrale, la dicotomia tra creativo e performativo si manifesta chiaramente nella ripartizione dei ruoli e delle competenze. L'arte teatrale creativa è appannaggio di figure quali il Regista, il Drammaturgo, il Compositore, il Coreografo, il Direttore Musicale, lo Scenografo, il Costumista e il Light Designer. Il loro talento risiede intrinsecamente nella creatività intesa come poiesis: la capacità di generare qualcosa di radicalmente nuovo, di rielaborare opere preesistenti infondendo loro una prospettiva innovativa che le proietti verso il futuro. Come suggerirebbe Platone, il talento creativo è la facoltà di "vedere" il bello e il sublime nell'iperuranio delle idee, per poi sforzarsi, come un novello Demiurgo, di ricrearlo nella realtà sensibile attraverso i mezzi, tanto umani quanto materiali, a disposizione.


Viceversa, l'arte teatrale performativa è il dominio di Cantanti, Attori, Danzatori e di tutte le professionalità a essi correlate. In questo contesto, il talento si esprime nell'agire: l'abilità di veicolare messaggi e narrazioni attraverso tutti i mezzi espressivi del proprio corpo e della propria voce, eseguendo quanto richiesto con precisione, nel modo e nel tempo stabiliti, e solo nel momento in cui l'atto performativo è richiesto. L'artista performativo è, in un certo senso, l'interprete fedele di una visione altrui, un medium attraverso cui l'opera prende vita.


L'arte teatrale, nella sua complessità, si configura dunque come la sintesi inscindibile di processi creativi e di tecniche esecutive. Non è possibile concepire la creazione e la successiva materializzazione di un'opera teatrale senza l'interazione sinergica di entrambe le categorie di artisti e lavoratori. È degno di nota come il transito dalla categoria performativa a quella creativa sia spesso più agevole e quasi istintivo per chi possiede una profonda conoscenza del linguaggio e della tecnica della propria arte. Esempi celebri di cantanti e attori divenuti registi o scrittori di successo, o di danzatori che intraprendono la carriera di coreografi, attestano questa fluidità, che difficilmente si osserva nel percorso inverso.


Se il talento nella sfera creativa è ampiamente riconosciuto come la capacità di generare bellezza e sublime, il talento nella categoria performativa rimane oggetto di un dibattito intenso e di una significativa confusione concettuale nella società dei fruitori d'arte. Questa ambiguità è spesso alimentata dalla tendenza a mescolare i ruoli, anche tra gli osservatori più informati.


L'artista performativo ideale si contraddistingue per una solidità tecnica inattaccabile e per la massima versatilità stilistica. La sua maestria risiede nella capacità di trasmettere qualsiasi messaggio richiesto, in modo emotivamente coinvolgente, ma sempre ancorato a una padronanza impeccabile del proprio strumento corporeo e vocale. La celebre affermazione di Igor Stravinsky, "Più uno è libero, più deve avere il controllo. Il disordine porta solo alla sregolatezza", si applica perfettamente a questa dimensione: la libertà espressiva dell'artista performativo è direttamente proporzionale alla sua disciplina tecnica.


Contrariamente a quanto sostenuto da alcuni professionisti, talvolta essi stessi deficitari in precisione tecnica e versatilità stilistica, l'emotività e l'aspetto umano-interpretativo non possono essere considerati la conditio sine qua non dell'artista performativo, a svantaggio della componente tecnica. Al contrario, essere un artista performativo di talento significa apprendere la propria arte con rigore professionale, comprendendo e rispettando tutte le sue regole, siano esse tecniche o stilistiche. L'artista di talento, in questo campo, è colui che, attraverso allenamento costante, dedizione e sacrificio, riesce a plasmare il proprio corpo, la propria voce e la propria intera fisicità alle esigenze dell'arte. Non è colui che, privo del dovuto allenamento, si propone in scena contando solo sulle migliori intenzioni emotive e interpretative, rischiando di cadere in quella che Arthur Schnitzler definiva "il dilettantismo di chi si improvvisa artista senza la necessaria preparazione".


Va da sé che anche nell'arte performativa sussiste una forte componente di creatività personale, che si manifesta nell'interpretazione e nell'espressione unica dell'esecutore, pur all'interno dei confini stabiliti dall'opera.


Il talento performativo, inoltre, si rivela essere molto più "democratico" di quanto comunemente si creda. Sebbene in alcuni individui possa manifestarsi in modo innato, consentendo loro di raggiungere risultati discreti con un allenamento relativamente minore, esso è soprattutto un piccolo seme che, se coltivato con cura, può germogliare e produrre risultati paragonabili a quelli di un talento naturale per nascita. La chiave del successo risiede nel seminare questo seme al momento opportuno, affidandolo alle persone giuste per la sua coltivazione, concimandolo con una didattica appropriata e raccogliendone i frutti solo quando sarà pienamente maturo.


Come ammoniva Seneca: "Non c'è grande genio senza una vena di follia, ma anche la follia ha bisogno di disciplina". In questo senso, il talento, anche quello performativo, è un'intersezione virtuosa tra predisposizione, lavoro indefesso e guida illuminata.



 
 
 

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